Studio Deloitte: con più sport, il pil cresce di 34 miliardi
Un aumento dell'attività fisica del 10% nella popolazione farebbe bene non solo alla salute e al benessere degli italiani, ma anche all'economia del paese. Un rapporto di Deloitte, presentato con il Coni, stima in 34 miliardi la crescita del pil che si otterrebbe nel medio-lungo periodo e in 81 mila i nuovi occupati. Inoltre la spesa sanitaria calerebbe dell'1,6%. L'indicazione che emerge dal rapporto “Lo sport: settore chiave per lo sviluppo sociale, educativo ed economico del paese” è quella di potenziare il ruolo dell'attività sportiva, a partire dalla scuola e dalle iniziative di sistema.
Per il 96% degli intervistati, lo sport è un elemento fondamentale nell’educazione dei giovani e per il 62% la scuola non fa abbastanza o addirittura penalizza chi intraprende percorsi agonistici. Inoltre per il 70%, gli eventi sportivi rappresentano un fattore di crescita per il Paese.
Il legame emotivo degli italiani con lo sport è definito "profondo" e il 75% è interessato agli eventi sportivi, un dato superiore alla media degli altri Paesi dove è stato realizzato lo studio (Spagna, Germania, Francia e Regno Unito). “L’effetto moltiplicatore dei benefici derivanti dallo sport e dalla pratica sportiva rappresenta una vera e propria ricchezza per il nostro paese - ha dichiarato Fabio Pompei, ceo di Deloitte Italia - "E' fondamentale una logica sempre più strategica a livello nazionale", a partire dalla collaborazione pubblico-privato e dalla definizione degli elementi chiave di sviluppo, dalle politiche sociali al tema delle infrastrutture, dalle nuove competenze alla programmazione degli eventi sportivi.
L'ITALIA E' UN PAESE DI PIGRI E SEDENTARI - Che in Italia si faccia poco sport era emerso già dal “Rapporto Sport 2023”, prima indagine di sistema, presentata dall’Istituto per il Credito Sportivo e da Sport e Salute. Il 33,7% degli italiani non pratica alcuna attivitа fisica, pari a 19,7 mln di persone, mentre il 31,7% pratica attivitа fisica molto raramente, pari a 18,5 mln di persone, e solo il 23% pratica sport in modo continuativo, parliamo di un quarto della popolazione. Si registra inoltre un gender gap di pratica sportiva, che si riduce anche con l’etа, in Italia piщ che nelle altre nazioni europee e questo ha delle ripercussioni anche sulla salute, come ricorda l’Oms.
Dall’Indagine europea sulla salute (EHIS) coordinata da Eurostat emerge che in Italia solo una persona su cinque pratica attività fisica aerobica per almeno 150 minuti a settimana (il 19,7%), a fronte di una su tre nella media europea (il 32,6%).
IL VALORE DEL PIL E LE INFRASTRUTTURE SPORTIVE - Dal Rapporto era emerco anche che Il settore dello sport ha raggiunto in Italia una dimensione economica rilevante pari a circa 22 miliardi di euro, con un contributo al PIL nazionale dell’1,3%. E ancora: L’84% del valore del mercato deriva dall’indotto attivato, a conferma della capacità moltiplicativa del business sportivo. Oltre 10 miliardi di pil dello sport è generato dalle attività strettamente connesse, quali la produzione e vendita di attrezzature e abbigliamento sportivo, e altri 8,4 miliardi da comparti connessi allo sport in senso lato, quali i media sportivi, i servizi turistici, di trasporto e quelli medici.
Emergono, tuttavia, zone grigie di vulnerabilità connesse allo stato delle infrastrutture sportive, caratterizzate da significativi problemi di manutenzione e conservazione e da una disomogenea distribuzione territoriale. Il 44% degli impianti è stato realizzato negli anni settanta e ottanta, in gran parte inefficiente in termini di sostenibilità economica e ambientale. La pandemia e la successiva crisi energetica hanno avuto pesanti ripercussioni sull’equilibrio finanziario di molte strutture sportive, fortemente penalizzate dall’aumento delle bollette di elettricità e gas che, nei picchi massimi delle quotazioni, sono arrivate a incidere fino al 45% dei costi fissi totali.
La sfida principale è rendere più efficiente e capillare la rete delle infrastrutture, favorendo la transizione verde e digitale degli impianti e assegnando priorità di intervento al Mezzogiorno, dove è localizzato solo il 26% degli impianti nazionali.
Rispetto all’impatto sociale degli investimenti nello sport, inoltre, si registrano benefici netti pari a 10 miliardi di euro per tre miliardi di investimenti. Non conta quindi tanto l’ammontare dell’investimento ma la sua capacitа di mobilitare e creare aggregazione, anche un piccolo investimento puт avere ritorno sociale elevato. C’è ancora un netto dualismo fra Nord e Sud del Paese, anche se nell’arco degli ultimi 20 anni l’aumento della pratica sportiva a Sud и aumentata del 15% resta il divario: 27% al nord, 26% al sud e 17% nelle Isole.
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Marino Petrelli
credits foto: DELOITTE