Kobe forever
Ciao Kobe. Sembra ancora impossibile quello che è successo domenica sera. Un brutto sogno dal quale sarà difficile svegliarsi per lungo tempo. Eravamo felici per la splendida vittoria della New Basket a Brescia, tutta grinta e carattere come piace a noi e come questa squadra sa offrire, soprattutto nelle ultime settimane. Una vittoria importante perché ora la classifica, con il 2-0 a favore contro la Leonessa, si fa davvero interessante anche per un eventuale terzo posto, in attesa di ospitare l’Olimpia Milano per un’altra partita da far girare la testa. Poi la notizia, le prime immagini, lo sgomento generale. “Ditemi che quella su Kobe è una cazzata” (scusate la parolaccia). Con questo messaggio su wup, ho appreso la notizia, mai pensando che si trattasse di una notizia così tragica. “E’ morto Kobe Bryant e con lui altre persone sul suo elicottero privato”, recitava la prima agenzia battuta dagli Stati Uniti.
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Non è vero, non può essere vero. Chiedo conferma, è tutto maledettamente vero. L’elicottero di Kobe si è schiantato sulle colline di Los Angeles e con lui sono morti la sua amata figlia Gianna Maria, 13 anni e già pronta per giocare a pallacanestro, e altre sette persone. Più il pilota che pare abbia compiuto qualche manovra spericolata per evitare la nebbia. Non sapremo mai cosa sia successo realmente, quello che è certo che lo schianto ci ha portato via un campione, una leggenda, un grande uomo, un’icona molto più vicina a noi di quello che sembra. Kobe il giocatore generazionale, come negli Usa definiscono quel tipo di giocatori legati e ricordati ad un’intera generazione. Come Magic Johnson, come Michael Jordan. 20 anni in maglia Lakers, e solo Lakers, 5 titoli vinti, due ori alle Olimpiadi con la nazionale ne fanno a giusto titolo un giocatore “generazionale”. Ma anche Kobe l’italiano, per sette anni al seguito di papà Joe che ha giocato a Rieti, Pistoia, Reggio Calabria e Reggio Emilia dove Kobe vince un titolo provinciale segnando, a nemmeno 12 anni, 47 punti nella finale contro Novellara, città natale di “Lupetto” Malagoli.
Ci piace pensare che ora starai giocando a basket con lui, con Drazen Petrovic, con tutti gli sportivi che ci hanno lasciato prematuramente. Ayrton Senna, Marco Pantani, Marco Simoncelli, ma quanti altri… Ti ricorderemo sempre Kobe, contro l'Olimpia Milano vinciamo anche per lui!
Marino Petrelli
ph: Michele Longo (Ciamillo/Castoria)