Nba, l'inatteso successo dell'In Season Tournament

1702370144138Parliamoci chiaro: quando nell’estate scorsa, l’8 luglio, venne annunciata dal Commissioner della NBA Adam Silver l’istituzione di un torneo che si sarebbe tenuto nel corso della regular season, sono state tante le perplessità e pochi i tentativi di vedere in profondità il senso della scelta e quali sarebbero state le conseguenze, almeno nell’ipotesi di chi l’ha messo in piedi, positive.

Certo, come per ogni novità, il rischio che si rivelasse inutile, senza spostare in positivo ma addirittura controproducente era dietro l’angolo. Però, per un prodotto come quello della Lega di pallacanestro più importante del mondo che funziona, il rischio si poteva prendere. Perché l’idea che c’era dietro l’investimento, cospicuo (a partire dai premi per le squadre piazzatesi nei posti più prestigiosi: 500 mila dollari per ogni giocatore della squadra vincitrice, 200.000 a testa per i finalisti, 100.000 a testa per i perdenti delle semifinali e 50.000 per i perdenti ai quarti di finale), era quella di creazione di un motivo di interesse valido ed innovativo per una fase della stagione, ovvero le prime battute della regular season, in cui l’attenzione intorno al prodotto è storicamente più bassa.

Per farlo, si è ripreso un format molto in voga sia in altri sport quanto anche nelle leghe di pallacanestro europee: ovvero quello dei tabelloni con gare ad eliminazione diretta, tipiche delle coppe nazionali (al di là che si tratti di Final Four, Final Eight o altri multipli). Fece sorridere all’epoca il New York Times, quando nel 2019 parlò della Coppa Italia di basket (vinta in un’emozionante edizione dalla Vanoli Cremona sulla Happy Casa Brindisi, in un torneo che in 4 giorni vide 4 delle 6 gare finire con uno scarto massimo di soli 3 punti fra le contendenti), elogiando il principio di “sudden death”, ovvero l’eliminazione diretta, con la suspence nel corso dei vari match e le sorprese che poteva creare rispetto alle classiche serie dei playoff; e invece, proprio quelli sono stati i tratti che hanno contrassegnato questa edizione e il suo successo.

leggi qui l'articolo orginale del New York Times del 2019

Con i Pacers ad eliminare le favorite del tabellone della Eastern Conference, creatosi dopo la fase a gruppi (con tutte le partite ad essere valide anche per il record di regular season, non inficiando quindi eccessivamente su un calendario già fitto e complicato da ritoccare per ogni franchigia), ovvero Boston Celtics nei quarti di finale e Milwaukee Bucks in semifinale, giocando un basket frizzante e soprattutto dando quel pizzico di imprevedibilità alla manifestazione. Nella Western Conference invece sono arrivati fino in fondo i Lakers, tra le ovvie favorite con un Anthony Davis sano (condizione effettivamente più facile ad inizio stagione invece che verso la fine, data la fragilità fisica del ragazzo) e un LeBron James desideroso di scrivere il proprio nome nella storia, ancora una volta. E quale miglior occasione di una competizione alla prima edizione che, come dirà lo stesso Re, vedrà col tempo cadere i titolari di tutti i record ma mai il nome di chi l’abbia vinta per primo? Non c’è stata possibilità per gli sfavoriti di Indiana: il successo è andato ai gialloviola, con una prestazione da 41 punti + 20 rimbalzi di Davis e con James a conquistare il premio di miglior giocatore del torneo.

leggi qui il commento sul sito dei Los Angeles Lakers

ENTUSIASMO PALPABILE E ASCOLTI TV IN CRESCITA - Ma il risultato finale non ha rappresentato di certo la cartina di tornasole per un torneo che ha centrato i suoi obiettivi: l’entusiasmo intorno alle gare è stato palpabile sia negli atteggiamenti dei giocatori che nei conseguenti risultati di crescita di ascolti in tv (+26% rispetto all’anno precedente nello stesso periodo), smentendo la critica di un basso interesse e quindi bassa utilità per la manifestazione, e inoltre il percorso dei Pacers guidati da un Tyrese Haliburton decisivo tanto nei finali di gara quanto nell’intero corso dei match, ha creato momenti iconici e la “storia”, in finale, di un classico “Davide contro Golia” contro i nobili losangelini che come sempre genera empatia e catalizza l'attenzione, in una location come Las Vegas ad ospitare la finale, un teatro che parla da sé.

E’ chiaro che ci siano diversi punti che possano aver fatto storcere le bocche: il premio in denaro come fonte primaria di motivazione, che però ha funzionato, i campi speciali per le gare di regular season valide per il torneo sin troppo colorati, sebbene con un tono meno acceso siano effettivamente caratterizzanti, la formula che nell’ultima giornata della fase a gironi ha visto diverse squadre mollare gli ormeggi contro avversarie ben più determinate per ottenere gli scarti utili per la conquista del posto nei quarti di finale desiderato.

Ma visto il modo in cui la si guardava prima che iniziasse, così come per Play-In e (in un certo senso) la bolla di Orlando, non si può che fare un plauso all’idea: non tutte le novità vengono per nuocere, e rispetto all’assetto classico della stagione oltreoceano, la NBA Cup rappresenta una piacevole novità per tutti gli appassionati del basket americano.

IL NUOVO CONTRATTO COLLETTIVO - Di un torneo di "mezza stagione" se ne era già parlato lo scorso aprile quando la Lega statunitense e l'associazione giocatori avevano siglato il nuovo contratto collettivo, entrato in vigore nella stagione 2023/24 e valido fino al 2030. "Grazie al ritorno dell'operatività pre­pandemica, alla fine della stagione 2022 abbiamo superato ricavi record: 10 miliardi di dollari, di questi 8,9 miliardi sono stati generati da club e giocatori - aveva annunciato Adam Silver, commissioner Nba -. Studio il calcio e ne sono un appassionato. Con le squadre e con i giocatori discuto spesso della creazione di un torneo "in season" come accade nel calcio. Abbiamo imparato tanto dal soccer e le sue esperienze potrebbero essere applicate alla Nba". Queste parole erano di pochi mesi fa, ora il torneo è stato una splendida realta. E sarà ripetuto e allargato in futuro.

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Marco Munno

credits photo: www.nba.com/Lakers

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