Azzurri, ai quarti ci aspetta Banchero

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364791492_679816257521630_5219767578090796962_nIl clamoroso successo della Lituania (110-104) ci mette di fronte domani nei quarti gli Usa del rookie dell’anno: volevano vederlo al mondiale, ce lo troviamo, ma con la maglia… sbagliata. Crollano le grandi: dopo Francia e Australia, fuori anche i campioni uscenti della Spagna battuta in recupero dal Canada che trova la Slovenia di Doncic. Serbia-Lituania e Germania-Lettonia gli altri due quarti

Queste le sentenze dell’ultima giornata della seconda fase che definisce l’allineamento della griglia dell’eliminazione diretta e che dà qualche indicazione importante: innanzi tutto che nella fase finale ci sono due coach italiani: Gianmarco Pozzecco e Luca Banchi; in secondo luogo che solo Lituania e Germania arrivano ai quarti di finale a punteggio pieno; in terzo luogo che sei delle otto finaliste sono europee. Fuori l’Australia dei nove Nba che si consola con la qualificazione diretta per i Giochi Olimpici come anche gli Usa e il Canada, qualunque sia il piazzamento finale. Si aggiungono a Giappone, Sud Sudan e Francia.

Manila ci farà conoscere il nome delle due europee che staccheranno in anticipo il ticket per Parigi, le ultime quattro usciranno dai quattro tornei preolimpici che si disputeranno nella prossima estate a ridosso dei Giochi. Ma fuori soprattutto la Spagna, campione del mondo uscente e mai così in basso nella rassegna mondiale in tempi recenti. È già finito un ciclo?

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Datome, valore aggiunto in campo e fuori

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363404809_669931651843424_355693464510240208_nEH SÌ, È SEMPRE MEGLIO lasciare da vincenti che continuare a trascinarsi nel sogno – più che nel segno – di una gloria passata. Lo sport ce lo insegna, con i tanti esempi offerti negli anni. C’è chi si avvolge in una bandiera come se lo proteggesse dall’età che avanza rapida e impietosa, e c’è chi si rifugia nella comfort zone di leghe meno impegnative per allungare il prepensionamento. Nel calcio adesso sono gli arabi ad offrire ricchissimi ricoveri a chi è stato davvero grande, ma ora un po’ meno.

Per dire basta subito dopo aver vinto uno scudetto da MVP ci vuole però tanto coraggio, tanta maturità, tanta consapevolezza che i propri confini sono molto più vasti di quelli di un campo da basket. E che, dicendo basta, non si spegne una vita, ma se ne apre un’altra, altrettanto, se non più, appagante e, soprattutto, con obiettivi ben chiari.

Parlo, è evidente, di Luigi Datome che nei giorni scorsi ha annunciato il suo ritiro dopo la World Cup di settembre nelle Filippine. Anche in questa scelta dei tempi (subito l’annuncio, prima del campionato l’effetto), c’è tutta la grandezza del campione che, capitano della Nazionale, non abbandona i suoi compagni finché l’esperienza mondiale non si sarà conclusa. Anche perché, ha detto, il suo cruccio maggiore è non aver mai vinto nulla in azzurro: impossibile esentarsi, dunque, da quest’ultimo tentativo.
Il futuro immediato è un posto dietro la scrivania dell’Olimpia, quello successivo non ha limiti, non dimenticando la profezia di Gianni Petrucci del Datome presidente federale.

ascolta qui Afternoon, il podcast di Datome e Melli da Folgaria

Il ricordo di Big Elio

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Questa sera, con il Memorial dedicato al suo nome e alla sua indimenticabile figura, Brindisi ricorda Elio Pentassuglia. Ed è una bella cosa, perché riafferma il forte legame con le radici e la necessità che, soprattutto nello sport, non vengano mai rinnegati i personaggi, i fatti, gli eventi che hanno fatto la storia. Si dice, ed è vero, che non sapremo mai chi siamo se non avremo conosciuto da dove veniamo. E cioè quale è stata la nostra storia, chi sono stati i nostri Padri. Sì, con la "P" maiuscola: la stessa P di Pentassuglia che per Brindisi è stato uno dei padri fondatori e per il basket italiano uno dei padri più apprezzati, amati e innovatori.

Il direttore di Supporter's Magazine mi ha chiesto di ricordarlo con queste brevi righe. I suoi risultati sono noti, la sua figura, il suo carattere, quello che riusciva a trasmettere a chi gli stava accanto forse un po' meno, almeno tra i più giovani. L'ho conosciuto tanto, tantissimo tempo fa, alla mia prima esperienza da inviato proprio a Brindisi per raccontare il "miracolo" di questa città che aveva raggiunto le Leghe professionistiche.

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